So long, The Mars Volta


Qualche anno fa non pensavo che sarei arrivato ad appassionarmi ad un genere come il post-hardcore. A dire il vero, non pensavo neppure che esistesse. Lessi diffusamente dei Mars Volta e dei loro predecessori, gli at the drive-in, prima di accingermi titubante, ad entrare nel mondo di Omar Rodriguez-Lopez e compagni. Con Frances The Mute non fu amore a prima vista, ma dopo qualche ascolto pieno di dubbi per l'ipertrofia, la ridondanza e le pause elettroniche lunghissime, mi conquistò con una mistura di ingredienti conosciuti (prog, psych, forse ancora qualche barlume del succitato post-hardcore, rock settantiano, rumorismi elettronici), ma al tempo stesso amalgamati in una ricetta affascinante.mars volta
Scoprii poi, andando a ritroso, il primo LP, l'ottimo de-loused in the comatorium, poi l'Ep tremulant, poi, mentre uscivano le opere successive, cercai di capire come avesse avuto origine tutto ciò da un gruppo post-hardcore (ma poi... che genere è?).
I Mars Volta dopo l'ottimo Frances hanno sfornato ancora molti dischi, ma l'ipertrofia ha preso il sopravvento sullo strano equilibrio sghembo degli esordi. Pur rimanendo alto il livello dell'ispirazione, la voglia di strafare e i mille progetti (non sempre interessantissimi) del chitarrista Omar Rodriguez-Lopez hanno progressivamente soffocato la band.
Ricordo in particolare un concerto nel 2008: il primo (all'alcatraz di Milano) fu una maratona di tre ore con un solo piccolo momento di stanchezza; l'ipertrofia e la creatività nel contesto live diventarono armi potentissime, con una capacità di improvvisare insieme vista molto raramente in ambiti rock.
Ora non ci sono più, soffocati dall'ego straripante di un chitarrista / compositore certamente interessante, a modo suo quasi geniale, ma incapace di mettere a freno la propria ispirazione. Peccato, per ora.



Commenti

Post popolari in questo blog

Nowhere - zerothehero

The Every - domande da un futuro possibile

Starless And Bible Black