Artista?
Alla fine di ogni concerto giunge il dubbio legittimo: cosa ho appena fatto? La domanda è universale e flessibile, vale sia per i singoli aspetti della performance che per la sua stessa ragione d'essere.
Quale è il confine tra arte e intrattenimento? Può un onesto strimpellatore definirsi "artista"? Bisogna fidarsi delle reazioni a caldo del pubblico e dei compagni di band? Cosa rimarrà di questa serata? Solo un bel ricordo o avremo smosso qualcos'altro di indefinibile? Cosa passa, quanto filtro c'è tra i due lati del palco? Penso anche che nel momento stesso in cui investiamo la nostra produzione di un fine che va oltre se stessa, anche solo quello di durare nel tempo, in un certo senso la stiamo depotenziando, perché le leviamo urgenza comunicativa.
Non ho risposte e sono contento di non averne. Mi piacerebbe sempre parlare di ars gratia artis, ma ciò presuppone che stiamo producendo arte.
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