Non serve conoscere per dire la propria. Un’opinione non si nega a nessuno, basta riciclare meme pseudoironici e commentare con “io penso con la mia testa”.
Sia che voi crediate alla profezia Maya che al Santo Natale, Nowhere è per voi: esce giusto in tempo, il 17 dicembre! Cosa è nowhere? Innanzitutto, un disco. Banale risposta, ma questo è. Non il classico disco tondo, che potete maneggiare e toccare ancora prima di ascoltare, ma se siete dotati di un masterizzatore (e di una stampante, per la copertina) può anche diventare un disco alla vecchia maniera. Altrimenti, mettetelo sul vostro lettore mp3, sul computer, sull'autoradio, dove volete. E' semplice. Potete anche non ascoltarlo. I nove brani di nowhere sono stati composti e suonati in disparati momenti, sparsi nell'arco di almeno tre - quattro anni. Qualche idea è stata "riciclata" per fungus, da cui ho preso in prestito un loop di batteria. Ho suonato tutto da solo, con l'eccezione di percussioni e batterie, tutte programmate / loopate da me. Ho mixato tutto da solo. Ho fatto un mastering (se così possiamo chiamarlo) ancora in totale solitudine.
La lettura più veloce di questa estate è stata per me The Every di Dave Eggers. Trattasi di romanzo distopico, ambientato in un prossimo futuro, in cui un’unica società controlla sia i digital media che il commercio. La protagonista si infiltra in questa società, emblematicamente chiamata the every , per distruggerla dall’interno. Evitando spoiler, ciò che colpisce al cuore è la descrizione di un’umanitá che viene condizionata pesantemente da piccole intrusive applicazioni e dalle loro continue notifiche, dalla ricerca costante di risultati puramente “numerici” (la continua gamification ). Fa riflettere come ogni passo “etico” porti a una spirale di conseguenze negative. Infine, pone interrogativi sulla gestione dei dati personali e su quanto possano essere intrusivi i nostri device. La fantascienza parla sempre del presente, le distopie sono distorsioni lontane ma possibili. Leggere the every fa semplicemente venire voglia di fare un passo indietro e ripensare la nostra idea di
Chissà perché questo disco viene considerato "minore". Forse perché la discografia crimsoniana è disseminata di altissime vette, e risulta quantomeno necessario trovare qualche "avvallamento". Starless And Bible Black è effettivamente compresso tra due pietre miliari come Larks' e Red, è volutamente frammentato, soffre della dipartita improvvisa del vulcanico Jamie Muir, ed è per metà registrato dal vivo. Così descritto, sembra inevitabile annoverarlo tra i minori: ma ascoltatelo! Fatevi trasportare da un flusso continuo di idee ! Idee, una dietro l'altra, nel devastante opener, the great deceiver: quattro minuti di cambi di tempo, umore e riffoni taglienti, che culminano con un ritornello che è difficile levare dalla testa. Poi, è tutto un susseguirsi di chiaroscuri, tra la voce calda e avvolgente di Wetton, l'abbraccio dolce dei mellotron, le chitarre affilate di Fripp, la sezione ritmica Wetton / Bruford che sopperisce con l'interplay e la crea
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