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Visualizzazione dei post da gennaio, 2011

The fish

Il mondo del prog italiano vive in un sottobosco particolare, comune a molti generi "di nicchia": fondamentalmente, la sensazione è che ci siano più "musicisti" che ascoltatori; in mezzo, a tenere le sfilacciate fila, stanno forum, fanzines, produttori e distributori. I momenti di condivisione non mancano, ma sembrano essere per lo più virtuali. Mi è parso comunque bello (e doveroso) offrire il mio piccolo contributo a una piccola causa: un tributo agli yes, un gruppo che a tratti adoro e a tratti detesto, pomposi magniloquenti buffoni, brillanti compositori e performer. Con Fungus abbiamo escluso quasi da subito una partecipazione di gruppo: i punti di contatto tra noi e i tributati sono veramente pochi; l'onere/onore è toccato a me, e la scelta è parsa obbligata: The fish. L'originale è un brano in cui il rick di Chris Squire spadroneggia: diverse tracce di basso, suonate con energica plettrata, creano un brano melodico e denso di idee, reso "sbilenco

Walk On The Wild Side

Oggi mi sono documentato su un dei giri di basso più famosi di sempre, quello di walk on the wild side di Lou Reed. Il bassista era Herbie Flowers, e il suono particolare che il basso ha nel pezzo deriva dalla sovraincisione di un basso fretless e di un contrabbasso. Il perché siano stati usati insieme è molto prosaico: così il signor Flowers ha potuto prendere paga doppia , avendo suonato due strumenti sulla stessa canzone.

The fish

the fish (schindleria praematurus), una cover realizzata nell'home studio, il famigerato BFA home studio (che ora non c'è più). Apparirà nel tributo agli yes della mellow records

DFW

Leggo "David Foster Wallace non è ami compiaciuto delle proprie capacità letterarie" e trasalisco (che brutto verbo, suona meglio trasalgo anche se palesemente scorretto); sto leggendo Oblio, otto racconti interessanti, a tratti molto belli, in cui il narratore è di un'invadenza spropositata, il linguaggio è costantemente plasmato per celare e svelare solo al momento giusto, ponendo sempre in dubbio cosa sia reale e cosa sia frutto di fantasia o di manipolazione del narratore stesso, mai osservatore distaccato, quasi sempre protagonista. Uno scrittore eccellente, qui meno scorrevole che in prove precedenti, spesso ridondante, con la capacità di ipnotizzare e una conoscenza del ritmo narrativo che a volte ti porta a un passo dall'abbandono, per poi cambiare marcia o giocare un improvviso jolly. Sicuramente DFW era conscio delle proprie capacità (smisurate), molto probabilmente ne era compiaciuto. Ah, leggere Oblio (il racconto) prima di addormentarsi è rischioso.