Come Taste The Band

L'ascolto di oggi è un disco "minore" nella storia del seminale gruppo inglese.
Credo che i Deep Purple siano un ascolto obbligatorio per chiunque voglia avvicinarsi all'hard rock "classico": in ogni formazione hanno saputo attingere senza vergogna intuizioni, suoni (ed anche riff) dalla musica che li circondava.
Dopo anni di successi e contrasti interni e travagliati cambi di formazione, siamo alla cosiddetta mark IV: Blackmore lascia la nave, forse presagendo il naufragio. Il timoniere principale sembra ora essere David Coverdale, coadiuvato da Hughes e dal nuovo chitarrista, l'americano Tommy Bolin. I due membri storici, gli unici presenti fin dalla prima formazione, sono in ombra sia nella scrittura dei pezzi che nella creazione del suono.
Non voglio essere obiettivo: questo disco fu una delle mie più cocenti delusioni musicali adolescenziali e ci ho messo anni a rivalutarlo. Coverdale canta testi da dodicenne con la voce da macho pompato di steroidi, i riff hanno la semplicità dei bei tempi andati senza eguagliarli in efficacia, la splendida voce di Hughes rimane spesso in secondo piano e l'organo di Lord ha quasi esclusivamente il ruolo di accompagnamento ritmico. Inoltre, lo stile di Bolin è piuttosto distante da ciò che Blackmore aveva fatto sentire fino a quel momento. Però, alla fine, è un dischetto che scorre piuttosto bene e ha una vera e propria perla funky, la tiratissima Getting Tighter, in cui finalmente si fa da parte Coverdale, per lasciare la ribalta alla voce ed al basso di Hughes. E, poi, la vibrante chiusura di you keep on movin', ballad atipica, molto giocata sulle dinamiche, anch'essa sorretta dal basso e dall'accoppiata di voci.
E poi... Bolin. Che dire di lui? All'epoca i fans rimasero spiazzati dallo stile del bravo chitarrista americano, che conosceva il southern rock, il jazz, usava la slide, giocava con le sovraincisioni in studio: tutti ingredienti pressoché assenti nel chitarrismo ben più pesante di Blackmore, ma che ben si amalgamano nel sound generale quando il gruppo vira sul funky. Altra faccenda, ben più complessa, sarà poi rendere dal vivo l'impatto del predecessore: ascoltate alcuni tremolanti soli di Bolin (resi impresentabili anche dall'eroina) e imbarazzatevi per lui.

Voti finali: sei e mezzo al disco, nove a getting tighter e il solito quattro per l'antipatia a Coverdale.


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