chocolate kings

Più di venti giorni negli Stati Uniti per un viaggio di studio/lavoro e piacere mi hanno lasciato una serie di impressioni. Per forza di cose le impressioni sono superficiali.
Los Angeles è una città senza senso, una serie di piccoli insediamenti urbani con poco in comune collegate da una superstrada tentacolare e larghissima. Andare a piedi è possibile nell'Hollywood Boulevard o lungo le spiagge, altrimenti un'automobile è indispensabile. Tutti tengono la stessa costante velocità, andare sotto o sopra il limite sembra essere peccato mortale. San Diego è una città(dina) deliziosa, ma girando per il centro in una mattina di un giorno lavorativo abbiamo visto inspiegabilmente pochissime persone. Non abbiamo capito se fossero tutti chiusi negli uffici a lavorare o in macchina a maledire il traffico. Le spiagge californiane meritano un'occhiata, specie il Venice Boardwalk, che è popolato da una da una fauna variopinta di sportivi, joggers, curiosi, uomini e donne esageratamente sovrappeso e vecchi fricchettoni. Qui abbiamo i treni, lì hanno gli aerei. Sì, nei supermercati esistono le taniche di aranciata da cinque litri. Gli americani non conoscono (bene) il sistema metrico decimale, per cui non sei mai proprio sicuro che la tanica sia veramente da cinque litri. La benzina costa molto poco, ma per il motivo precedente non sai mai esattamente quanto la stai pagando. Se devi fare una settimana on the road, la prossima volta ricordati la patente. Il concetto di "storia" è molto diverso dal nostro. A Tucson la temperatura esterna e interna hanno una forchetta di circa venti gradi (e l'estate non era ancora cominciata). New York è spettacolare, ma in un giorno non vedi New York: vedi un sesto di Manhattan. Tucson è costituita da edifici a uno o due piani che interrompono il deserto. Le sue attrattive principali sono Zia Records e la Tweed Foundation. Il jet-lag esiste.

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